placebo
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Cos’è l’effetto placebo

Dell’effetto placebo si sa ben poco, si sa per esempio che, quando si deve fare un test per la sperimentazione dei farmaci, nell’ultima fase, quella sull’uomo, per dimostrare l’efficacia del farmaco o della terapia (può dare effetto placebo anche una macchina a ultrasuoni che il paziente pensa sia accesa e funzionante quando in realtà non lo è), è necessario paragonare la terapia vera con la risposta placebo, somministrando le sostanze per mezzo di trial clinici in cieco (il paziente ignora la natura della sostanza), in doppio cieco (né il medico che somministra, né il paziente che riceve, sanno che si tratta di una sostanza inerte) o triplo cieco (anche chi elabora i dati non è a conoscenza del placebo).

Secondo Wikipedia il placebo è una terapia o una sostanza, priva di principi attivi specifici, ma che viene somministrata come se avesse proprietà farmacologiche o curative. Lo stato di salute del paziente a cui viene somministrato il placebo può migliorare, a condizione che riponga fiducia in ciò che sta assumendo.

Appare come una spiegazione approssimativa e richiede più di un approfondimento.

Cos’è realmente un placebo?

Uno dei primi scienziati a studiare l’effetto placebo fu Henry Knowles Beecher (1904–1976), un medico anestesista e ricercatore presso l’Università di Harvard.
Beecher si era accorto che i soldati feriti in guerra (Seconda Guerra Mondiale), richiedevano molti meno farmaci analgesici (25% vs 80%) rispetto ai pazienti con ferite simili riportate in un contesto civile.
La conclusione dell’anestesista, dopo attenti studi, fu che questo dipendeva dal fatto che, per il soldato, essere ricoverato significava anzitutto essere sopravvissuto e, in secondo luogo, l’allontanamento dal campo di battaglia per le dovute cure, era percepito come un allontanamento dal pericolo e dal dolore. Viceversa, per i civili, un serio infortunio, sarebbe stato frutto di preoccupazione per la condizione sociale ed economica con un probabile ricovero in ospedale, luogo che i più possono associare al dolore.

Fino a pochi anni fa, l’interesse della comunità scientifica era esclusivamente diretto a verificare che la terapia o il farmaco veri dessero una risposta migliore di quella finta. Oggi, invece, i ricercatori sembra che abbiano iniziato a chiedersi perché chi assume un placebo spesso migliora: sta quindi emergendo una relazione interessantissima tra mente e corpo in cui processi psicologici complessi sono in grado di influenzare il nostro organismo.

Manipolare la risposta placebo

Il prof. Benedetti scrive che “è possibile manipolare l’effetto placebo in diversi modi, in maniera da ottenere risposte placebo piccole, medie o grandi” [1]. Pertanto, in base a diversi fattori (aspettativa, fiducia, speranza), ci può essere una risposta placebo piccola o grande.

E’ questo il meccanismo di guarigione che si innesca con l’omeopatia, l’agopuntura, i fiori di Bach, e che si attivava in passato quando ci si rivolgeva alla magia? Non è chiaro, ma quel che è chiaro è che il placebo ha un effetto terapeutico anche se si dice al paziente che si tratta di un placebo e gli si dice che la sostanza che sta per assumere è priva di qualsiasi proprietà terapeutica [1].

Meccanismi neurobiologici

La ricerca sull’effetto placebo ha rivelato che ci sono diversi meccanismi neurobiologici coinvolti in questo fenomeno. È stato dimostrato che la somministrazione di un placebo può causare la produzione di endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello che agiscono come analgesici naturali, riducendo il dolore e promuovendo il benessere [2]. Allo stesso modo, la dopamina, un neurotrasmettitore che svolge un ruolo cruciale nella regolazione del piacere e della ricompensa, è stata associata all’effetto placebo. Quando una persona si aspetta di ricevere un beneficio da un trattamento, il cervello può produrre più dopamina, migliorando la percezione del benessere [3].

Questi meccanismi neurobiologici suggeriscono che l’effetto placebo non sia solo un fenomeno psicologico, ma piuttosto un risultato dell’interazione tra mente e corpo. La comprensione di questi meccanismi può avere implicazioni significative per la pratica medica, poiché potrebbe portare a nuovi modi di sfruttare l’effetto placebo per migliorare l’efficacia dei trattamenti convenzionali.

Tuttavia, è importante notare che l’effetto placebo non funziona per tutti e non è efficace in ogni situazione. Inoltre, la sua efficacia può variare a seconda del tipo di problema di salute e dell’approccio terapeutico utilizzato. Ad esempio, l’effetto placebo potrebbe essere più efficace nel trattamento del dolore o dei disturbi legati allo stress, mentre potrebbe avere un impatto minore sulle malattie croniche o gravi.

Nonostante le numerose incertezze, la ricerca sull’effetto placebo sta aprendo nuove strade per comprendere il potere della mente nel processo di guarigione e il modo in cui l’ambiente, le aspettative e le convinzioni dei pazienti possono influenzare i risultati del trattamento. Approfondire questa conoscenza potrebbe offrire nuove opportunità per migliorare la qualità delle cure mediche e la soddisfazione dei pazienti.

Riferimenti

  1. Benedetti, F. (2019). Effetto Placebo, breve viaggio tra mente e corpo. Carocci editore.
  2. Zubieta JK, Bueller JA, Jackson LR, Scott DJ, Xu Y, Koeppe RA, Nichols TE, Stohler CS. Placebo effects mediated by endogenous opioid activity on mu-opioid receptors. J Neurosci. 2005 Aug 24;25(34):7754-62. doi: 10.1523/JNEUROSCI.0439-05.2005. PMID: 16120776; PMCID: PMC6725254.
  3. Scott, D. J., Stohler, C. S., Egnatuk, C. M., Wang, H., Koeppe, R. A., & Zubieta, J. K. (2008). Individual differences in reward responding explain placebo-induced expectations and effects. Neuron, 55(2), 325-336.