Echium-vulgare
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Viperina

Echium vulgare L.
Numero di osservazioni umane nel mondo di nel 2023. Credits: GBIF | OpenStreetMap.

Nome scientifico

Echium vulgare L.

Nome comune

Viperina; Viperina azzurra

Parti usate

Foglie; Fiori; Radice

Fitochimica

Flavonoidi (derivati del kaempferolo, quercetina, quercitrina, hesperidina, hesperetina, rutina, naringenina, naringina, apigenina); Terpenoidi; Fenoli; Alcaloidi pirrolizidinici (echimidine, acetilechimidine, uplandicina, 9-O-angelylretronecina, echiuplatina, leptantina, echimiplatina, echivulgarina, vulgarina, 7-O-acetilvulgarina); Acidi grassi unici (acido γ-linolenico, acido stearidonico, palmitico, stearico, oleico, eicosenoico, erucico, nervonico, linoleico, acido stearidonico); Tannini; Coloranti (alkannina, antocianina); Saponine; Polisaccaridi (D-galattosio, D-glucosio, L-arabinosio, L-ramnosio); Aminoacidi (lisina, tirosina, acido glutamico, acido aspartico, fenilalanina, glicina); Acidi fenolici (gallico, benzoico, isopherulico, clorogenico, vanillico, salicilico, ferulico, p-idrossibenzoico, protocatechuico, alfa-coumarico, p-coumarico, catecolo, catechina); Kaempferolo 3-O-neohesperidoside, uridina, 3-(3,4-diidrossifenil)acido lattico, acido rosmarinico.

Botanica

Viperina, il cui nome scientifico è Echium vulgare, è una pianta erbacea biennale o perenne che si sviluppa in altezza da 30 a 90 cm. Appartiene alla famiglia delle Boraginaceae. Il suo fusto, eretto e ramoso, si caratterizza per la presenza di steli fioriferi in numero da 1 a 20 e per una superficie pubescente.

La vegetazione basale, organizzata in rosette, si compone di foglie dalla forma oblanceolata a lineare-spatolata, la cui superficie è punteggiata da tubercoli e ricoperta da una peluria morbida. Le foglie cauline sono invece alternate, sessili e presentano una forma più arrotondata rispetto a quelle della rosetta basale, decrescendo progressivamente in dimensione verso la sommità del fusto e restringendosi alla base.

L’infiorescenza di E. vulgare è costituita da grappoli che, riuniti, formano una struttura a pannocchia racemosa, lassa e di morfologia cilindro-piramidale. I fiori, dotati di un calice lineare-acuminato di 4-5 mm, sono organizzati in una corolla campanulata di colore azzurro-viola, occasionalmente con sfumature rossastre. La corolla presenta una struttura zigomorfa con 5 lobi ineguali, dei quali i due posteriori sono più lunghi, e il lobo mediano e gli anteriori più piccoli e riflessi.

I caratteri riproduttivi comprendono stami riflessi, inseriti nel tubo corollino e di lunghezza superiore a quella della corolla. Sono fissati su filamenti glabri di 2-3,5 mm. Il pistillo, organo di riproduzione femminile, presenta uno stilo esile e biforcato di lunghezza superiore rispetto agli stami.

Il frutto di E. vulgare è un insieme di 4 nucule angolose, contenute da esili sepali. Le nucule presentano una superficie esterna caratterizzata da linee in rilievo evidenti.

Raccolta

Di solito, la fioritura avviene dalla primavera inoltrata e dura tutta l’estate, con picchi nei mesi più caldi, ma questo può variare a seconda delle condizioni climatiche locali. Per scopi medicinali, si raccolgono le foglie e soprattutto i fiori. Talvolta possono essere utilizzate anche le radici.

Modalità d’uso

  • Infuso: lasciare in infusione i fiori di erba viperina (1,5 g ogni 100 ml di acqua) per 5 minuti e bere l’infuso anche freddo, fino a 4 tazze al giorno.

Utilizzo tradizionale

La viperina è una pianta edibile e comunemente utilizzata in cucina per guarnire piatti e dolci per via dei suoi fiori caratteristici. Le foglie giovani e tenere possono essere mangiate cotte come gli spinaci, il loro consumo crudo è da evitare sia per la pubescenza sia per gli alcaloidi che possono essere potenzialmente dannosi per la salute. Il frutto non è edibile.
La storia etnomedicinale delle specie di Echium risale al 300 a.C. nell’area mediterranea. Diverse testimonianze indicano che varie specie sono state utilizzate come rimedio popolare, soprattutto per le loro proprietà sedative, anti-infiammatorie, antiossidanti e ansiolitiche. Sono state impiegate per curare disturbi vari, tra cui le lesioni cutanee delle mani, abrasioni generali, e persino morsi di vipera e punture di scorpione.
La radice di E. vulgare è stata utilizzata per favorire il processo di guarigione delle ferite, il trattamento di contusioni, distorsioni, distensioni muscolari, lesioni dei legamenti e strappi.
Le foglie e i fiori sono impiegati come diuretico e come rimedio contro la tosse. [1]

Ricerca scientifica

Uno studio in vitro ha valutato le proprietà antiproliferative di diverse piante tra cui l’Echium vulgare dimostrando un potenziale effetto antitumorale in quattro differenti linee cellulari di cancro [2].

Avvertenze e controindicazioni

Nonostante le numerose proprietà benefiche di Echium vulgare, l’uso di questa pianta non è privo di rischi. Infatti, contiene alcaloidi pirrolizidinici, noti per le loro potenziali proprietà tossiche, in particolare per il fegato. Questi composti possono accumularsi nel corpo e causare gravi danni epatici se consumati in grandi quantità o per lunghi periodi.

Inoltre, Echium vulgare può causare reazioni allergiche in alcune persone, in particolare quelle sensibili o allergiche alle piante della famiglia delle Boraginaceae.

Infine, l’uso di Echium vulgare durante la gravidanza e l’allattamento non è consigliato a causa della mancanza di dati sicuri. Si raccomanda sempre di consultare un professionista sanitario prima di iniziare l’uso di erbe medicinali, specialmente in caso di condizioni mediche preesistenti, gravidanza o allattamento.

Riferimenti

  1. Jin, J., Boersch, M., Nagarajan, A., Davey, A. K., & Zunk, M. (2020). Antioxidant Properties and Reported Ethnomedicinal Use of the Genus Echium (Boraginaceae). Antioxidants (Basel, Switzerland), 9(8), 722. https://doi.org/10.3390/antiox9080722
  2. Conforti, F., Ioele, G., Statti, G. A., Marrelli, M., Ragno, G., & Menichini, F. (2008). Antiproliferative activity against human tumor cell lines and toxicity test on Mediterranean dietary plants. Food and Chemical Toxicology, 46(10), 3325-3332.