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Carl von Linné, Materia Medica, 1749

Storia della farmacognosia

La farmacognosia è una branca della farmacologia e della chimica che si occupa dello studio e descrizione delle sostanze naturali utilizzate per scopi medicinali. Il termine farmacognosia, che deriva dai termini greci φάρμακον pharmakon (farmaco o veleno) e γνῶσις gnosis (conoscenza), compare per la prima volta in un testo di Johann Adam Schmidt nel 1811, Lehrbuch der Materia Medica. Tuttavia, la disciplina scientifica ha origini ben più remote.

Le radici antiche

La farmacognosia ha radici profonde che risalgono alla preistoria. Si ritiene che i prati e i boschi fossero le prime “farmacie” per gli esseri umani primitivi, che impararono presto a riconoscere le piante con proprietà curative (medicina istintiva). L’uomo primitivo identificò alcune piante tossiche (come il curaro, il veratro e la belladonna) e imparò ad utilizzarle per cacciare, mentre contemporaneamente scoprì che alcune piante avevano proprietà curative (come l’oppio, la china, il guaiaco e il giusquiamo).

I primi documenti scritti che descrivono malattie e rimedi includono il Papiro di Edwin Smith, che risale al 1600 a.C. circa, e il Papiro di Ebers, risalente al 1550 a.C., entrambi provenienti dall’antico Egitto. Gli erbari cinesi come il Pen Ts’ao, che si ipotizza sia stato scritto tra il 300 a.C. e il 200 d.C., descrivevano circa 365 droghe vegetali. Questo testo era composto di tre volumi e conteneva conoscenze erboristiche che si dice siano state tramandate da bocca a orecchio direttamente dal leggendario imperatore Shen Nung vissuto, secondo alcuni, attorno al 2800 a.C.

In Oriente, i testi indiani Ayurveda (500 a.C. – 200 a.C.) e Atharvaveda (1500 a.C. – 1000 a.C.) contenevano informazioni sulle piante medicinali e le loro applicazioni. Le tavolette assire di Assurbanipal, risalenti al 650 a.C. circa, contengono informazioni mediche, tra cui descrizioni di piante medicinali e le loro applicazioni terapeutiche. Queste tavolette forniscono una preziosa testimonianza delle conoscenze mediche e farmacologiche dell’antica Mesopotamia.

Nell’antica Grecia, il medico Ippocrate (460 a.C. – 370 a.C.), spesso considerato il padre della medicina occidentale, utilizzava le erbe medicinali come parte del suo approccio olistico alla cura dei pazienti. Con lui si ebbe un primo distacco tra la scienza medica e la terapia magica [1]. Il Corpus Hippocraticum sistematizza le regole per raccogliere e preparare i rimedi vegetali, inclusi belladonna, oppio e menta, e classifica le piante in base all’effetto e alla modalità di utilizzo per la formulazione di vari medicamenti come unguenti, impacchi, frizioni e clisteri.
Il suo allievo, Dioscoride, autore del “De Materia Medica”, codificò l’uso di oltre 600 piante medicinali nel I secolo d.C.

Claudio Galeno (129- circa 216 d.C.), medico e filosofo romano di origini greche, ha dato un contributo fondamentale alla farmacognosia. Grazie ai suoi trattati sulle erbe officinali, Galeno è considerato uno dei padri della medicina. Le sue teorie sul dosaggio e la proporzione nelle ricette mediche hanno gettato le basi per la farmacia moderna e la farmacologia. Ancora oggi, i “preparati galenici”, prodotti farmaceutici a base di erbe, testimoniano l’influenza delle sue scoperte nel campo della farmacognosia.

Medioevo e Rinascimento

A partire dall’inizio del medioevo, e probabilmente grazie al Concilio di Orleans del 511 d.C., che prevedeva l’accoglienza, l’assistenza e l’ospitalità per i malati e che di fatto introdusse l’assistenza ospedaliera, i monaci svolsero un ruolo cruciale nel preservare e sviluppare le conoscenze erboristiche. Nei monasteri, si coltivavano e studiavano le piante medicinali, e si tramandavano le loro scoperte attraverso manoscritti ed erbari.

In questo periodo le piante rappresentavano la migliore medicina esistente e la loro capacità terapeutica era considerata divina. Lo dimostra un’invocazione alle erbe nota con il nome di “Precatio omnium herbarum“, ritrovata in diversi antichi manoscritti (il più antico è del VI secolo d.C.) la cui traduzione in italiano è:

O erbe potenti, ora a tutte voi rivolgo la mia preghiera!
Imploro la vostra autorità, voi che la Madre Terra
ha generato e ha offerto in dono all’umanità:
ha riunito in voi i rimedi e i poteri curativi,
affinché siate sempre utilissimo aiuto
per l’intero genere umano.
Di ciò vi supplico e prego: venite,
avvicinatevi più rapidamente con le vostre virtù,
poiché Lei, che vi ha creato, mi ha concesso
di raccogliervi; è inoltre propizio colui al quale
l’arte medica è stata affidata. E nella misura in cui
la vostra virtù ne ha il potere, assicurate il rimedio
che giovi alla salute. Vi prego che mi facciate grazia
per la vostra forza, affinché in ogni situazione,
qualunque atto avrò compiuto nel vostro nome,
a chiunque vi avrò somministrato, garantiate successo
e rapido effetto. Che sempre mi sia lecito,
col favore della vostra autorità,
raccogliervi…
vi farò offerta dei prodotti della terra e vi renderò grazie
nel nome della Madre che stabilì che foste generate.

Uno degli esempi più significativi di manoscritti tramandati dai monaci è il Codex Casinensis (IX-X secolo), conservato nell’Abbazia di Montecassino, che contiene trattati sulla medicina e sulla botanica, tra cui l’opera “De viribus herbarum” di Umberto di Montecassino (XI secolo).
Un altro esempio è l’erbario dell’abate benedettino Walahfrid Strabo (808-849), intitolato “Hortulus”, che descrive le proprietà curative di 24 piante coltivate nell’orto del monastero di Reichenau, in Germania.

Parallelamente al progresso nei monasteri europei, le scuole mediche arabe svolsero un ruolo cruciale nel far avanzare lo studio delle piante medicinali. Medici e scienziati arabi, come Avicenna (980-1037) e Al-Razi (865-925), tradussero e ampliarono le conoscenze sulla medicina greca, arricchendo il patrimonio di informazioni sulle sostanze naturali utilizzate in terapia.

Contemporaneamente, la Scuola Salernitana (XI-XIII secolo) in Italia divenne un importante centro di medicina e studio delle piante mediche in Europa. Caratterizzata dall’integrazione di saperi da diverse culture, tra cui araba, greca e latina, la Scuola Salernitana si distinse per l’attenzione all’uso di erbe nella pratica medica e per la traduzione e diffusione di testi fondamentali come il “De Materia Medica” di Dioscoride. Alla scuola salernitana si deve anche l’Antidotarium Nicolai, probabilmente scritto nella prima metà del XII secolo, un antico testo medico scritto da un autore anonimo. Considerato uno dei testi medici più rappresentativi dell’alto medioevo era di fatto un’enciclopedia medica per la preparazione di farmaci e rimedi naturali e descriveva centinaia di sostanze naturali in dettaglio, con informazioni sulla loro preparazione, posologia e uso terapeutico.

Nel Rinascimento, Paracelso (1493-1541) introdusse il concetto di “signatura” e promosse l’uso di medicamenti chimici (zolfo, mercurio, piombo, arsenico, zinco, antimonio..). Contemporaneamente, nuove piante provenienti dalle Americhe furono introdotte in Europa, ampliando le conoscenze sulla farmacognosia.

L’età moderna

Il XVIII e il XIX secolo segnarono un’epoca di progresso nella comprensione delle piante medicinali e delle loro proprietà curative. L’avvento della chimica organica permise agli scienziati di iniziare a isolare e identificare i principi attivi delle piante, aprendo la strada alla nascita della farmacologia moderna.

Carl von Linné (1707-1778), naturalista svedese, rivoluzionò il campo della farmacognosia con la sua opera “Systema Plantarum” (1735). La classificazione delle piante e la nomenclatura proposta da “Linneo”, ancora oggi utilizzata, permisero di organizzare e sviluppare ulteriormente la farmacognosia.

Nel 1805, il farmacista tedesco Friedrich Sertürner isolò per la prima volta la morfina dall’oppio, dimostrando l’importanza dei principi attivi nelle piante medicinali. Questo fu un momento cruciale nella storia della farmacognosia, perché portò alla scoperta di altre sostanze attive e al loro uso nella medicina. Nel corso del XIX secolo furono inoltre isolate la stricnina (1817), la chinina e la caffeina (1820), la nicotina (1828), l’atropina (1833), la cocaina (1855), la digitalina (1868) e l’efedrina (1887).

Charles Darwin (1809-1882), naturalista e biologo inglese, influenzò indirettamente la farmacognosia attraverso i suoi studi sulla botanica e l’evoluzione. Sebbene non si sia focalizzato sulle piante medicinali, il suo lavoro ha contribuito alla comprensione delle interazioni tra piante e organismi, fornendo una base per ulteriori ricerche e scoperte nel campo delle piante e delle loro proprietà terapeutiche.

La fine del XIX secolo e l’inizio del XX secolo furono testimoni di ulteriori scoperte nel campo della farmacognosia. Ad esempio, nel 1928, il biologo scozzese Alexander Fleming scoprì la penicillina, il primo antibiotico della storia. Questa scoperta rivoluzionò la medicina, salvando innumerevoli vite umane grazie alla sua capacità di combattere le infezioni batteriche.

Il XXI secolo

Oggi sappiamo che ci sono circa 800.000 piante in natura, molte con un utilizzo agro alimentare o medicinale sia in erboristeria sia in farmacia. La farmacognosia continua ad evolvorsi grazie alla ricerca scientifica sull’azione delle piante medicinali e dei loro principi attivi che è divulgata anche attraverso risorse come WikiHerbalist. Nonostante rispetto al passato la chimica abbia preso il sopravvento nel campo farmacologico, una notevole quantità di farmaci attualmente in uso ha origine naturale o deriva da molecole di origine vegetale tramite processi di emisintesi.

Principali opere

Di seguito sono riportate le principali opere suddivise per area geografica e in ordine cronologico, è importante notare che, data l’immensa quantità di conoscenze e di testi scritti sull’argomento nel corso della storia, questa lista non può essere considerata esaustiva. Potrebbero esserci altri testi importanti e rilevanti che non sono stati riportati.

Europa

  • De Historia Plantarum (circa 371-286 a.C.) – Teofrasto di Ereso: Un’opera fondamentale nella storia della botanica, che tratta la classificazione, la morfologia e l’ecologia delle piante.
  • Naturalis Historia (23-79 d.C.) – Plinio il Vecchio: Un’enciclopedia che copre vari argomenti, tra cui la botanica e le proprietà curative delle piante.
  • De Materia Medica (circa 50-70 d.C.) – Pedanio Dioscoride: uno dei più antichi e influenti trattati sulla farmacognosia, in cui Dioscoride descrive oltre 600 specie di piante e le loro proprietà medicinali.
  • Liber Herbarum (IX secolo) – Anonimo: noto anche come “Herbarius”, è uno dei primi testi medievali dedicati alle erbe, e si basa principalmente su De Materia Medica.
  • Capitulare de villis vel curtis imperii (circa 795) – Carlo Magno: è un documento amministrativo che contiene una lista di piante medicinali che dovevano essere coltivate nei giardini dei monasteri e delle ville reali del Sacro Romano Impero.
  • De viribus herbarum (circa 1090) – Umberto di Montecassino: tratta delle proprietà curative delle piante e delle erbe medicinali, con un approccio basato sulla tradizione classica e medievale.
  • Antidotarium Nicolai (circa 1100) – Anonimo: opera della scuola medica salernitana che descrive tra le altre cose proprietà curative e posologie di centinaia di erbe medicinali.
  • Physica (circa 1150) – Ildegarda di Bingen: opera enciclopedica che tratta di vari argomenti, tra cui le piante medicinali e le loro proprietà.
  • De Vegetabilis Plantis (1250) – Alberto Magno: una raccolta di conoscenze botaniche basate sulle opere di Aristotele, Teofrasto e Dioscoride, arricchite da osservazioni personali.
  • Ortus sanitatis (1491) – Johannes de Cuba: noto anche come “Hortus sanitatis”, è un’enciclopedia illustrata di piante medicinali e altre sostanze naturali utilizzate nella medicina.
  • Signatura Rerum (Teoria delle Signature) (1493-1541) – Paracelso: Un’opera che sostiene la teoria secondo cui le caratteristiche esteriori delle piante possono indicare le loro proprietà curative.
  • Herbarum vivae eicones (1530) – Otto Brunfels: uno dei primi erbari stampati, con illustrazioni dettagliate e descrizioni delle piante medicinali.
  • De historia stirpium (1542) – Leonhart Fuchs: erbario rinascimentale con illustrazioni dettagliate e informazioni sulle piante medicinali e il loro uso.
  • Cruydeboeck (1554) – Rembert Dodoens: opera fondamentale sulla botanica e la farmacognosia, scritta in fiammingo, che descrive oltre 1000 piante e le loro proprietà medicinali.
  • Stirpium Adversaria Nova (1570) – Mathias De L’Obel: un importante contributo alla classificazione delle piante basato su caratteristiche morfologiche.
  • De Plantis Libri XVI (1583) – Andrea Cesalpino: un’opera sistematica sulla classificazione delle piante, con approccio basato sulla morfologia dei fiori e dei frutti.
  • Pharmacopoeia Londinensis (1618) – Collegio dei Medici di Londra: una delle prime farmacopee ufficiali, che stabilisce standard per la preparazione e la somministrazione di rimedi a base di erbe.
  • Prodromus Theatri Botanici (1620) – Gaspar Bauhin: un’opera che anticipa la classificazione binomiale delle piante, presentando descrizioni dettagliate e sinonimi delle specie.
  • Theatrum botanicum (1640) – John Parkinson: enciclopedia inglese di piante medicinali che descrive oltre 3800 specie e le loro proprietà terapeutiche.
  • Complete Herbal – Nicholas Culpeper (1653), un’erbario molto influente che combinava la conoscenza delle erbe con la medicina astrologica.
  • Anatome Plantarum (1675) – Marcello Malpighi: un’opera che introduce l’uso del microscopio nella botanica e pone le basi per la moderna anatomia vegetale.
  • Methodus Plantarum Nova (1682) – John Ray: Un sistema di classificazione delle piante basato su caratteristiche morfologiche e riproduttive.
  • Institutiones Rei Herbariae (1700) – Joseph Pitton de Tournefort: opera fondamentale per la classificazione delle piante e la descrizione di nuovi generi.
  • Systema Naturae (1735) – Carl von Linné (Linneo): opera che presenta un sistema di classificazione delle piante basato sulla struttura dei fiori, conosciuto come sistema sessuale linneano.
  • Species Plantarum (1753) – Carl von Linné (Linneo): opera fondamentale che classifica le piante secondo il sistema binomiale, tra cui numerose specie medicinali.
  • Traité des drogues simples (1757) – Antoine-Joseph Pernety: testo di farmacognosia che descrive l’origine, la preparazione e l’uso delle droghe vegetali, animali e minerali utilizzate nella medicina dell’epoca.
  • Familles des Plantes (1763-64) – Michel Adanson: opera che propone una classificazione naturale delle piante basata su un gran numero di caratteristiche morfologiche.
  • Genera Plantarum secundum ordines naturales disposta (1789) – Antoine Laurent de Jussieu: opera che stabilisce un sistema di classificazione naturale delle piante, basato su caratteristiche morfologiche e considerato un fondamento della moderna tassonomia botanica.
  • Théorie élémentaire de la Botanique (1813) – Augustin Pyrame De Candolle: opera che presenta i principi della classificazione e della nomenclatura delle piante, oltre a discutere l’importanza della geografia botanica.
  • Prodromus systematis naturalis regni vegetabilis (1816-1873) – Alphonse De Candolle: opera monumentale che mira a classificare tutte le piante conosciute secondo il sistema di classificazione di Augustin Pyrame De Candolle.
  • Encyclopèdie mèthodique Botanique (1811) – Jean Baptista de Monet (Caballero de Lamarck): un’importante opera enciclopedica sulla botanica, che contiene anche informazioni sulle erbe.
  • Flora Medica (1814) – William Woodville: opera in inglese che descrive e illustra le piante medicinali, fornendo informazioni dettagliate sulle loro proprietà terapeutiche e sulle modalità d’uso.
  • Genera Plantarum (1836-1840) – Stephan Endlicher: opera che propone un sistema di classificazione delle piante basato sulla struttura dei fiori e dei frutti, includendo anche piante crittogame.
  • Enumeration des genres de plantes (1843) – Adolphe Theodore Brongniart: opera che descrive e classifica le piante fossili, contribuendo allo sviluppo della paleobotanica.
  • The origin of species (1859) – Charles Darwin: sebbene non sia un testo specificamente sulla riconoscimento delle erbe, la teoria dell’evoluzione di Darwin ha fornito una base per comprendere le relazioni tra le diverse specie vegetali e quindi può essere utile nella classificazione delle erbe.
  • “On the Various Contrivances by Which British and Foreign Orchids Are Fertilised by Insects, and On the Good Effects of Intercrossing” (1862) – Charles Darwin esamina la biologia delle orchidee, in particolare i meccanismi di impollinazione e l’interazione tra le orchidee e gli insetti.
  • Genera Plantarum (1862-1883) – George Bentham & Joseph Dalton Hooker: opera enciclopedica che descrive e classifica le piante di tutto il mondo, basandosi sulle collezioni del Kew Royal Botanic Gardens.
  • Handbuch der Pharmakognosie (1871) – Friedrich August Flückiger e Daniel Hanbury: importante trattato di farmacognosia, in tedesco, che analizza le sostanze naturali utilizzate nella medicina, incluse le piante medicinali, e che ebbe diverse edizioni nel corso degli anni.
  • Blütendiagramme (1875-1878) – A. W. Eichler: un’opera in cui vengono presentati schemi di fioritura che aiutano a identificare e classificare le piante.
  • “The Power of Movement in Plants” (1880) – Charles Darwin, insieme al figlio Francis Darwin, scrive questo importante trattato che esplora i movimenti delle piante, come la fototropia (movimento verso la luce) e la gravitropia (movimento in risposta alla forza di gravità).
  • Die Natürlichen Pflanzenfamilien (1887-1915) – A. Engler e Karl Prantl: una monumentale opera di classificazione delle piante, che ha fornito la base per la moderna tassonomia delle piante.
  • Handbuch der Systematischen Botanik (1935, 4ª ed.) – F. Wettstein: un manuale di botanica che fornisce una panoramica completa della tassonomia delle piante.
  • An integrated system of classification of flowering plants (1981) – A. Cronquist: una proposta di classificazione delle piante che si basa sulle loro caratteristiche morfologiche e anatomiche.

Asia

  • “Erya” (IV secolo a.C.) – Opera lessicografica e enciclopedica della Cina antica che ha lo scopo di definire e spiegare il significato dei termini utilizzati nella lingua cinese antica, comprende anche informazioni sulla classificazione delle piante.
  • “Charaka Samhita” (circa 300-200 a.C.) – Charaka: opera fondamentale dell’Ayurveda, la medicina tradizionale indiana, che descrive le proprietà e gli usi di numerose piante medicinali.
  • “Huangdi Neijing” (circa 200 a.C. – 200 d.C.) – Anonimo: un testo fondamentale della medicina tradizionale cinese, attribuito all’Imperatore Giallo, che include informazioni sulle erbe e le loro proprietà curative.
  • “Sushruta Samhita” (circa 600 a.C.) – Sushruta: testo classico dell’Ayurveda, che si concentra sulla chirurgia e descrive diverse piante medicinali e i loro usi terapeutici.
  • “Pen Ts’ao Ching” (circa 200 d.C.) – Uno dei più antichi testi sulla medicina tradizionale cinese, ritenuto il primo trattato sulla farmacognosia cinese e spesso chiamato “Shennong Bencaojing”.
  • “Jingui Yaolue” (circa 200-210 d.C.) – Zhang Zhongjing: testo classico della medicina tradizionale cinese, che fornisce una descrizione sistematica delle piante medicinali e delle loro applicazioni.
  • “Astanga Hridayam” (circa VII secolo) – Vagbhata: testo influente dell’Ayurveda, che copre vari aspetti della medicina indiana, inclusi gli usi delle erbe e delle piante medicinali.
  • “Rasaratnakara” (XII secolo) – Nagarjuna: un’opera fondamentale dell’Ayurveda che descrive le proprietà di numerose piante medicinali e le loro applicazioni terapeutiche.
  • “Bencao Gangmu” (1596) – Li Shizhen: un’enciclopedia monumentale della medicina tradizionale cinese, che descrive oltre 1800 piante medicinali e le loro proprietà, oltre a numerosi altri rimedi naturali.
  • “Heibonsha Survey of Herbal Medicines” (XX secolo) – Komatsu Shigeyuki: opera moderna giapponese che esamina la tradizione della medicina a base di erbe Kampo, che ha le sue radici nella medicina tradizionale cinese.
  • “Dravyaguna Vijnana” (XX secolo) – Priyavrat Sharma: opera moderna sull’Ayurveda, incentrata sulla farmacognosia e la farmacologia delle piante medicinali utilizzate nella medicina tradizionale indiana.

Africa e Medio Oriente

  • Papiro di Ebers (circa 1550 a.C.): antico testo egiziano e una delle più antiche fonti conosciute di informazioni sulle erbe medicinali e le loro applicazioni terapeutiche.
  • “Kitaab al-Haawi fi al-tibb” (L’enciclopedia medica) di Al-Razi (865-925 d.C.): Al Razi fu un medico persiano, polimatematico, alchimista e filosofo, pioniere nella medicina araba. Il suo testo include informazioni sulla farmacognosia e la medicina a base di erbe.
  • “Al-Qānūn fī al-ṭibb” (Il Canone della Medicina) di Ibn Sina “Avicenna” (980-1037 d.C.) è stata scritta nel 1025 d.C. ed è stata un testo di riferimento fondamentale nella medicina medievale sia nel mondo islamico che in Europa. Il Canone della Medicina comprende una vasta descrizione di piante medicinali.
  • “Makhzan al-Adwiya” (Il tesoro delle medicine) di Mohammad ibn Mahmud Amuli (XIV secolo): una delle più importanti opere di medicina islamica, che descrive diverse piante medicinali e i loro usi terapeutici.
  • “Kitab al-Baytara” (Il libro delle proprietà mediche delle piante e degli alimenti) di Ibn al-Baytar (1197-1248): contiene descrizioni dettagliate di piante medicinali e delle loro proprietà terapeutiche.
  • “Manuscrits de Tombouctou: Médecine et pharmacopée” (Manoscritti di Timbuktù: Medicina e farmacopea) – E’ una raccolta di manoscritti risale al XVI-XVIII secolo e proviene dalla città di Timbuktù, in Mali. I manoscritti contengono informazioni su diverse piante medicinali e le loro applicazioni terapeutiche.
  • “La Médecine Traditionnelle au Sénégal” di Mamadou Traoré (1981): esamina le pratiche tradizionali di medicina a base di erbe nel Senegal e le piante utilizzate nella farmacognosia.
  • “Medicinal Plants and Traditional Medicine in Africa” di Abayomi Sofowora (1982): offre una panoramica delle piante medicinali africane e della medicina tradizionale, con particolare attenzione alle pratiche di cura dei vari gruppi etnici.
  • “Traditional Medicinal Plants and Malaria in Africa” di Merlin Willcox e Gerard Bodeker (2004): analizza l’uso delle piante medicinali nella cura della malaria in Africa.
  • “Traditional Herbal Medicine in Northern Uganda” di John Richard Okedi (2004): uno studio approfondito della medicina tradizionale a base di erbe nella regione del Nord Uganda.
  • “African Herbal Pharmacopoeia” (2010): questo testo moderno è una raccolta completa di informazioni sulla farmacognosia africana, con descrizioni dettagliate delle piante medicinali, i loro usi tradizionali e le applicazioni terapeutiche.
  • “Medicinal Plants of North Africa” di Mohamed L. Ashour e Fathy M. Soliman (2018): questo libro offre un’analisi approfondita delle piante medicinali utilizzate nella medicina tradizionale nordafricana, con dettagli sulle loro proprietà terapeutiche e suggerimenti per la loro conservazione e coltivazione.

America latina

  • “Badianus Manuscript” o “Codex Barberini” (1552) – Martín de la Cruz e Juan Badiano: è un manoscritto in lingua nahuatl, scritto da un medico azteco. E’ il più antico testo conosciuto sulla medicina tradizionale messicana e le piante medicinali.
  • “Historia general y natural de las Indias” (1526) – Gonzalo Fernández de Oviedo: quest’opera descrive la flora, la fauna e le culture native delle Indie occidentali, comprese le piante medicinali e i loro usi.
  • “Historia naturalis Brasiliae” (1648) – Willem Piso e Georg Marcgraf: questo trattato sulla storia naturale del Brasile comprende descrizioni di piante medicinali locali e le loro applicazioni terapeutiche.
  • “Relación histórica de las plantas del Nuevo Reino de Granada” (circa 1783-1815) – José Celestino Mutis: un’opera inedita di Mutis, che descrive circa 6.000 piante medicinali della regione della Nuova Granada, l’attuale Colombia.
  • “Flora Huayaquilensis” (1799) – Juan Tafalla Navascués: questo testo descrive le piante medicinali della regione di Guayaquil, nell’attuale Ecuador, e i loro usi nella medicina tradizionale.
  • “Manual de plantas de Costa Rica” (1923-1924) – Henri Pittier: un’opera che descrive le piante medicinali della Costa Rica e le loro applicazioni terapeutiche.
  • “Atlas de las Plantas de la Medicina Tradicional Mexicana” (1994) – Instituto Nacional Indigenista (INAH) e Universidad Autónoma Metropolitana: un’opera moderna che documenta le piante medicinali utilizzate nella medicina tradizionale messicana, con illustrazioni e descrizioni dettagliate.
  • “Las Plantas Medicinales de la Amazonía Peruana” (2003) – Abundio Sagástegui Alva, Rodolfo Vásquez Martínez, Nélida M. Sánchez Vega: un’analisi approfondita delle piante medicinali della regione amazzonica del Perù e dei loro usi nella medicina tradizionale.
  • “Plantas Medicinais no Brasil: nativas e exóticas” (2004) – Harri Lorenzi e F. J. Abreu Matos: un’opera completa sulle piante medicinali native ed esotiche del Brasile, con descrizioni dettagliate delle piante, i loro usi tradizionali e le applicazioni terapeutiche.
  • “Medicinal Plants of the Argentine Yungas” (2011) – Ana Ladio e Mariana Lozada: questo libro descrive le piante medicinali della regione delle Yungas in Argentina e le loro applicazioni terapeutiche nella medicina tradizionale.

Altre

  • Botanicarum facile princeps (1827) – Robert Brown: opera che presenta nuovi metodi di classificazione delle piante e descrive diverse specie di flora australiana.

Riferimenti

  1. Santacroce L, Topi S, Haxhirexha K, Hidri S, Charitos IA, Bottalico L. Medicine and Healing in the Pre-Socratic Thought – A Brief Analysis of Magic and Rationalism in Ancient Herbal Therapy. Endocr Metab Immune Disord Drug Targets. 2021;21(2):282-287. doi: 10.2174/1871530320666200508113728. PMID: 32384039.